Il ritorno di Andy Warhol a Perugia rappresenta un evento memorabile per il capoluogo umbro e per l’Università che ospiterà, sia pure per poche ore, uno straordinario capolavoro dell’artista americano. Nella Gipsoteca dell’Università degli Studi, in via dell’Aquilone, in preview assoluta, oggi venerdì 18 gennaio 2019, dalle 17.30 alle 19.30, verrà infatti esposta la “Marilyn Monroe” una delle oltre 120 opere, tra grafiche storiche, litografie, serigrafie e offset firmate dal Maestro statunitense, che saranno poi oggetto della mostra “Andy Warhol…in the city”. All’inaugurazione di venerdì 18 gennaio, saranno presenti il Magnifico Rettore Franco Moriconi, il direttore del Dipartimento di Lettere, Lingue, Letterature e civiltà antiche e moderne, professor Mario Tosti, e il direttore del Centro di Ateneo per i Musei Scientifici, professoressa Cristina Galassi.
La mostra “Andy Warhol…in the City” potrà invece essere visitata a Perugia dal 26 gennaio al 17 marzo 2019, al Centro servizi camerali “Galeazzo Alessi” di via Mazzini – ex Borsa Merci.
La Gipsoteca di Ateneo, con la sua raccolta di pezzi, formati su originali greci, etruschi e romani, fu costituita dal Prof. Filippo Magi (Firenze 1905-1986), professore ordinario di Archeologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Dopo il restauro dei gessi e la recente riapertura al pubblico (maggio 2018), la Gipsoteca, uno dei sette nuclei museali dell’Università di Perugia, è andata ad occupare un posto di rilievo in seno all’organizzazione museale cittadina, distinguendosi come spazio di pregio in grado di accogliere importanti eventi quali la straordinaria mostra “Liaisons” di Alfonso Fratteggiani Bianchi, l’elegante esposizione floreale delle Maestre del Garden Club di Perugia, l’affollata e vivacissima Sharper 2018-Notte europea dei ricercatori. Da subito quindi la Gipsoteca si è qualificata come luogo dell’acropoli deputato al dialogo fra l’antico e il contemporaneo.
In questo senso si pone anche la Marilyn Monroe di Andy Wharol (serigrafia a colori, cm 91,5 x 91,5) che giunge ora in mostra, un’opera caratterizzata da colori vivaci e tratti marcati, una vera e propria provocazione specie se rapportata alla dimensione museale che la accoglie.
Del resto, è proprio la “provocazione” a connotare l’esperienza di Warhol, che sceglie la serialità dell’immagine per dimostrare che l’arte deve essere “consumata” al pari di un qualsiasi altro prodotto commerciale. Uno stimolo, dunque, a mettere in discussione valori considerati prima immutabili, una spinta a ritenere lo stesso museo non come un luogo dove i sedimenti del passato assumono il valore di presenze statiche e inerti, ma il significato di elementi vivi e dialoganti: un luogo in cui, per dirla con Gustav Mahler, la tradizione non deve essere intesa come culto delle ceneri, ma come custodia del fuoco!